Articolo apparso su L’Italia, l’Uomo, l’Ambiente n° 5, Anno VIII, Maggio 2021
Panzano è un luogo particolare, il cui profilo si distingue sullo straordinario crinale chiantigiano che divide la Val di Greve dalla Val di Pesa. Racchiude dentro di sé un sorprendente riassunto del territorio fiorentino: arte, storia, tradizioni, natura, campagna e …gastronomia si fondono in un unicum territoriale sorprendente.
All’inizio di novembre, percorrendo la strada bianca che da Lamole si dirige verso Panzano, si rimane estasiati dallo spettacolo dei vigneti che dipingono di infiniti colori i dolci versanti della Val di Pesa. E in questa vera e propria galleria d’arte disegnata dall’uomo e dalla natura, i boschi completano la tavolozza assumendo ulteriori tonalità. Soffici nuvole risalgono i crinali, rendendo il paesaggio mai uguale a sé stesso. Ma la bellezza della natura e i colori della campagna sono solo un assaggio delle meraviglie che ci attendono.
Immersa in questa campagna troviamo San Leolino, la straordinaria pieve nei pressi di Panzano, indiscutibilmente una delle perle del Chianti e oggi custodita dalla Comunità di San Leolino, costituita da laici e sacerdoti che vivono nella fraternità, nello studio e nel lavoro. Si hanno notizie della chiesa già dal X secolo, ma è nel XIII secolo che raggiunse la massima espansione, guidata da una comunità di monaci Agostiniani e con ben 14 chiese suffraganee. Nel 1441 la pieve fu incaricata dal papa Eugenio IV di fornire alimenti all’Ospedale di Santa Maria Nuova in Firenze: sorse così una grande fattoria con ben 17 poderi, e la gruccia – stemma dell’ospedale – comparve sulle pareti dei suoi edifici. Alla metà del XVI secolo fu realizzato l’elegante portale, che introduce le meraviglie contenute all’interno della chiesa. Due per tutte: il dossale “Madonna in trono col Bambino tra i Santi Pietro e Paolo”, di Meliore di Jacopo, è una importantissima testimonianza della pittura del XIII secolo; la pala del 1421 di Mariotto di Nardo, “Madonna con Bambino e Santi”, illumina con il suo splendore l’intera navata.
La storia di Panzano è iniziata molti secoli fa: esiste un’ipotesi secondo cui l’abitato sia stato fondato dalla famiglia romana dei Pansa, da cui avrebbe preso nome, possibilità suffragata dal ritrovamento di alcune monete romane. Qui passava un’importante strada proveniente da Siena che, passando per il crinale delle colline, permetteva poi di dirigersi verso Florentia o, alternativamente, verso i porti sul fiume Arno: possiamo immaginarci un importante flusso di prodotti agricoli verso la città e l’Arno, e viceversa materiali quali utensili metallici e anfore necessari per l’agricoltura e la conservazione del vino. La posizione era senz’altro strategica, naturale crocevia di vari percorsi e quindi logica sede di un insediamento.
Intendiamoci: le cronache sono più antiche dell’epoca romana, e credo che l’ultima parola archeologica sui luoghi sia ancora da formulare. Basti dire che nei pressi della pieve di San Leolino esisteva un’importante stele etrusca, come ricorda Baldini, grande storico del Chianti, in “Greve etrusca e romana”. Conteneva una scritta a forma di ferro di cavallo: “MI: LARUS: ARIANAS: ANASNIES KLAN”, stele funeraria di Laurus Arianas figlio di Anasnies, che è stata datata tra il V e il III secolo a.C.. La dizione “KLAN” è a quanto pare all’origine del toponimo Chianti, peraltro concorrente del toponimo “CLVTNI” trovato a Cetamura di cui vi ho fatto cenno nell’articolo di un anno fa (aprile 2020) dedicato a Coltibuono, Montegrossi, Cetamura. Sembra che la stele già nel XVIII secolo non esistesse più, perché probabilmente riutilizzata per qualche costruzione agricola. Per quanto riguarda l’epoca romana esisterebbe anche un frammento di urna funeraria di epoca tardo repubblicana che risulterebbe conservato all’interno di un edificio storico del paese.
Tutta l’area fu poi interessata dalla presenza longobarda. Ne sono testimonianze, oltre al culto per San Michele diffuso in queste zone del Chianti, varie evidenze. La prima è una lastra in arenaria contenente una croce scolpita, ornata da motivi vegetali e circondata da cerchi e vortici databile ai secoli VIII-IX, che si può ammirare come paliotto dell’altare di San Leolino. La lastra era un tempo probabilmente parte del pulpito dell’oratorio di Sant’Eufrosino, altro chiesa storica del luogo. Presso quest’ultimo oratorio sono stati ritrovati pilastrini con sculture dell’VIII o del IX secolo, che riprendono i motivi che si vedono nel paliotto di San Leolino.
Un’altra importante chiesa nei dintorni di Panzano è dedicata a Sant’Eufrosino, vescovo di origine orientale e storico evangelizzatore del Chianti: qui probabilmente arrivò nel VII secolo, inviato da Roma per convertire i Longobardi. Il luogo era senz’altro un’antichissima sede di culti pagani, legato alle acque con proprietà taumaturgiche, che assunsero nella successiva epoca cristiana il nome di “fontino di Sant’Eufrosino”.
La tradizione sposta le vicende del santo vescovo al I secolo: secondo quanto scritto nel 1578 da mons. Francesco Diacceto, vescovo di Fiesole, il santo sarebbe nato in Cappadocia e si sarebbe convertito al Cristianesimo in Persia, ascoltando gli apostoli Simone e Giuda Taddeo. Divenuto vescovo della Panfilia sarebbe stato scacciato dal tiranno pagano di quella regione. Dopo essere passato da Roma, si sarebbe poi diretto verso la Toscana, per fermarsi in Panzano dove sarebbe morto dopo poco. Questa storia non avrebbe però supporti storiografici, e apparirebbe in gran parte invenzione del Diacceto. Ma attenzione: la Toscana ha avuto importanti relazioni con la chiesa apostolica, testimoniata non solo da innumerevoli tradizioni, ma soprattutto dal fatto che il vescovo di Roma successore di San Pietro è San Lino, originario di Volterra che senza dubbio inviò evangelizzatori nei suoi territori di origine. Quindi come siano effettivamente andate le vicende è senz’altro impossibile stabilirlo, e a priori non si può nemmeno escludere l’ipotesi di un santo vescovo orientale arrivato a Panzano addirittura nel I secolo.
Esiste infine un antico atto registrato nel castello di Panzano che dimostra che una tradizione Longobarda, il Morgincap, veniva ancora praticata nell’XI secolo: tale usanza prevedeva una donazione da parte del marito alla sua sposa il mattino che seguiva le nozze fatta alla presenza dei parenti più vicini, di amici e di giullari. I beni dati alla sposa non potevano superare un quarto dei beni del consorte.
Il castello di Panzano venne fondato prima del 1000 dalla famiglia Ridolfi, probabilmente di origine longobarda e poi divenuta Firidolfi: importante casata del Chianti, che nell’articolo pubblicato nel già citato numero di Aprile 2020 de “L’Italia L’Uomo l’Ambiente” abbiamo trovato come fondatrice della chiesa di Coltibuono nell’XI secolo e successivamente proprietaria di Montegrossi. Il capostipite un certo Rodolfo, da cui il nome della casata “Filiis Ridolphi”. Numerosi sono i rami derivati di questa famiglia, il più celebre, ancora oggi presente, è quella dei Ricasoli.
Panzano ha un profondo collegamento con Firenze: alcuni Firidolfi e molti abitanti vennero nel medioevo a vivere nel capoluogo, dove vissero da protagonisti. Gonfalonieri, priori e ambasciatori, alcuni di loro furono anche tra i capi dalla rivolta dei Ciompi. Costruirono case nei pressi della chiesa di Santa Maria Maggiore, nella via chiamata oggi “dei Panzani”, nome peraltro derivabile anche dalle caratteristiche acquitrinose della zona, dove si trovavano appunto i “pantani”.
Dal castello si è originato il borgo e, più staccato, il “mercatale”, la cui forma di “campana” ha dato il nome alla piazza collocata sul crinale e incrocio delle varie strade. Tutte le domeniche mattina, nei giorni di festa, la piazza e le strade circostanti si riempiono di bancarelle, che immediatamente si affollano di turisti da ogni parte del mondo, di tutti coloro che passano per la chiantigiana e di abitanti del luogo: la combinazione che si realizza, intorno alla piazza, alle varie botteghe e ai mille profumi e colori e suoni ti fa sentire nell’ombelico del mondo. Il vertice si verifica al Mercato Aprilante che si svolge ogni prima domenica del mese: è una straordinaria mostra di prodotti locali, di artigianato, e di infinite squisitezze. Miele, formaggi, salumi e molto altro sono straordinari preludi alle due grandi specialità di Panzano: il Chianti e la Bistecca. Il territorio comprende 20 produttori di vino, che si distribuiscono su 500 ettari di vigneto. Se si guarda il paesaggio a sud del centro abitato i vigneti si dispiegano a perdita d’occhio, in una grande area chiamata “Conca d’Oro”: nome mutuato dall’antica destinazione agricola della zona, estesamente coltivata a grano che riempiva tutti gli spazi tra i filari delle viti. Oggi il 90% delle vigne di Panzano sono coltivate secondo i criteri della viticoltura biologica, e il comprensorio è stato il primo biodistretto vitivinicolo d’Italia. La zona è dotata anche di una Stazione Sperimentale che coordina il lavoro, esegue attività di monitoraggio ed elaborazione dati, e controllo della criticità.
Panzano è una delle capitali della bistecca alla fiorentina: qui si trova la bottega di Dario Cecchini, il macellaio poeta, un vero e proprio artista discendente da una tradizione di svariate generazioni, che propone straordinari tagli pronti per la griglia: l’attività, che ha creato lavoro e flusso turistico, ha senz’altro avuto il merito di creare attenzione su uno dei più importanti piatti toscani, portandolo nel mondo e arrivando anche nelle pagine del New York Times.
Lasciamo Panzano, nella speranza che i giorni del COVID passino presto, e tornino momenti che ci diano la possibilità di tornare a vivere pienamente questi luoghi di incontro, natura e tradizione.
Firenze, 21 aprile 2021 Articolo e foto di Gabriele Antonacci
Per approfondire
- Carlo e Italo Baldini, “Pievi, parrocchie e castelli di Greve in Chianti”, Cooperativa Tipografica degli operai, Vicenza 1979
- Carlo Baldini, “Greve in Chianti: etrusco e romano : Cor Vobis Grevem Pandit : Regionis cantiae”. Comune di Greve in Chianti, 1998.
- Centro di Studi Storici Chiantigiani – Radda in Chianti, Fattoria Vignale, “I Santi del Chianti”,: quaderno monografico. Salimbeni, 1985.
- Tavole illustrative Pieve di San Leolino, presso la pieve stessa.
- https://viticoltoripanzano.com/
- https://www.dariocecchini.com/
- Nel Chianti, tra natura e storia: Panzano – L’Italia, l’Uomo, l’Ambiente (italiauomoambiente.it)
- https://www.italiauomoambiente.it/?p=458115