Di seguito espongo alcune informazioni correlate alle storie di “Elisboth”
vie commerciali verso la Cina.
Esistono precise testimonianze relative alle vie commerciali verso la Cina, chiamata Serica in epoca romana. La presenza dell’Impero Sasanide obbligava al difficile periplo dell’Arabia. Il viaggio è descritto nel “Periplus Maris Erythraei”, dove un mercante del primo secolo d.C. spiega le rotte e i commerci nell’Oceano Indiano. Varie sono state le ambasciate romane verso gli imperatori della Cina, e anche una delegazione cinese fu mandata a Roma. Una traccia parla di regali inviati all’inizio del III secolo dall’imperatore romano all’imperatore Cao Rui del Regno di Wei (regnò dal 227 al 239 nel nord della Cina; il regno di Gordiano iniziò nel 238). I doni consistevano in articoli di vetro in svariate colorazioni.
La tavola Peutingeriana, antica carta che rappresentava le strade dal Portogallo all’India:
Mappedimappe: Tabula Peutingeriana (luciodp.altervista.org)
Battaglia di Mesiche
La descrizione della battaglia di Mesiche che trovate in “Elisboth” è totalmente ipotetica. Essa è basata sulle forze in campo costituite da due vasti eserciti, sulle armi, reparti e dotazioni a loro disponibili, sulle caratteristiche del territorio, sull’esito finale. Anche se i fatti possono aver avuto dinamiche diverse da quelli narrati, è stata senza dubbio una grande prova di strategia dei comandanti in capo delle opposte fazioni: la pace di fatto che ne seguì è conseguente a una sostanziale parità dell’esito del combattimento. L’Epitoma Rei Militaris, manuale militare del V secolo, descrive le tecniche utilizzate per affrontare gli elefanti in battaglia, a cui si ispira la descrizione: tali tecniche consideravano una combinazione di artiglieria mobile e fanteria.
La “Historia Augusta” è particolarmente severa con Filippo. Secondo tale racconto Filippo fece uccidere sia Timesiteo che l’imperatore Gordiano; c’è da presupporre anche un’intenzione di porre in cattiva luce Filippo stesso, e che le fonti Sasanidi, come vedremo, danno altra spiegazione della morte dell’imperatore.
L’arco di Settimio Severo è uno degli splendidi monumenti all’interno del foro romano. Come un grandioso racconto scorrono sulle sue facciate le immagini delle guerre partiche e persiane, celebrando le vittorie di Settimio e suo figlio Caracalla: la partenza delle truppe romane, gli scontri tra i romani e i parti, l’assedio dei romani a Ctesifonte, le città che si arrendono, gli imperatori che arringano le legioni, i prigionieri che vengono condotti via. Con insuperabile capacità plastica e narrativa gli antichi scultori ci hanno lasciato le immagini delle guerre romane a cavallo del secondo e terzo secolo. Pochi sanno che a tremilacinquecento chilometri di distanza i Sasanidi, i grandi avversari dei romani, per celebrare questa volta la loro vittoria avevano costruito un monumento ancora più grandioso degli archi di trionfo romani. Bishapur, la “bella città di Shapur” fu fondata da Shapur e costruita dai prigionieri romani dopo la sconfitta dell’imperatore Valeriano: siamo nel 260 d.C. Lo stesso imperatore Valeriano fu lui stesso preso prigioniero. Nei pressi della città Shapur fece scolpire dagli schiavi romani su delle enormi pareti rocciose dei grandiosi bassorilievi, che rappresentavano le sue grandi vittorie sugli imperatori romani. Shapur a cavallo, che calpesta Gordiano, che blocca Valeriano davanti a Filippo in ginocchio, circondato dai suoi enormi guerrieri è un formidabile contrappunto alle sculture trionfali dei romani nel foro. La loro conoscenza, comparata ai monumenti del foro romano, fa percepire il modo differente di percepire la storia da due imperi antagonisti.
L’editto sui prezzi di Diocleziano
Fu emesso nel 301, formulato al fine di regolare la grave crisi economica del tempo ei fornisce un’idea del valore di vari beni. Valori riportati dal saggio di Giuseppe Pavone “sulla via della seta”, sono: (1 libbra – 327 grammi)
1 libbra di seta : 12000 denari
1 camicia di seta : 45000 denari
1 libbra di lana di prima qualità : 300 denari
1 libbra di oro in barra o lingotti : 72000 denari
1 libbra di carne di maiale o di agnello : 12 denari
Altri prezzi sono riportati in un saggio di Carla Corti: 1 cavallo di ottima qualità: 36000 denari; 1 dalmatica in lata di mutina (vestito completo di lana pregiata) ornata con strisce di porpora chiara: 45000 denari.
Secondo wikipedia 1 libbra di seta colorata con la porpora costava 150.000 denari quanto un leone ed era il prezzo massimo considerato nell’editto.
Il commercio.
In “Elisboth” i valori delle merci considerati nella complessa trattativa tra i siriani sono un’ipotesi derivata da alcuni riferimenti bibliografici relativi a studi sull’economia romana e da riferimenti quali il valore della retribuzione dei legionari. L’editto di Diocleziano, che stabiliva i valori massimi dei prezzi, è riferito a un’epoca distante alcuni decenni da quella rappresentata e non credo possa essere preso come riferimento. Anche se quanto raccontato è una ipotetica stima di una transizione commerciale del terzo secolo, la sua semplice descrizione evidenzia come, mettendo insieme valori delle merci e della capacità di carico delle navi il commercio metteva in giuoco valori di liquidità rilevanti e che il trasporto e il commercio degli imponenti quantitativi di merce che potevano essere caricati sulle navi dell’epoca esigeva una complessa organizzazione tecnica e finanziaria. Chi partiva dall’Asia o dall’Africa con carichi di questo valore doveva evidentemente avere la certezza che a destinazione avrebbe collocato sul mercato la merce trasportata valorizzandola con immediatezza. I dati archeologici evidenziano che l’asse costituito dall’Arno, con il porto di Pisa, i centri logistici lungo il corso del fiume e Florentia, rappresentasse senz’altro un importante nodo logistico e commerciale, al centro dell’attenzione degli interessi economici di quel tempo.
Di seguito, dopo una tabella relativa alle unità monetarie utilizzate dai romani.
unità monetarie utilizzate dai romani
1 Denaro d’argento= | 4 | Sesterzi |
1 Denaro d’argento= | 16 | Assi |
1 Antoniniano= | 2 | Denari d’argento |
1 Aureo (6,545 gr. Oro) = | 25 | Denari d’argento |
Stipendio annuo legionario (circa metà del III secolo): 750-1200 denari
Ludi Saeculares.
Roma si era preparata per tempo ai Ludi Saeculares, per celebrare il millennio dalla sua fondazione. In primo luogo erano stati portati a termine i lavori di restauro dell’anfiteatro Flavio, che aveva rinnovato il suo splendore. Un fulmine nel 217 aveva provocato un gravissimo incendio, facendo crollare le strutture superiori, portando alla chiusura del Colosseo per ben cinque anni. Gli imperatori Eliogabalo e Alessandro Severo realizzarono importanti lavori che permisero di riaprire la struttura nel 222, perfezionati successivamente e, a quanto pare, definitivamente conclusi da Gordiano III.
Il giovane imperatore aveva rifornito Roma di ogni sorta di fiere e belve pensando al suo trionfo al ritorno dalle guerre Sasanidi, festa che non ebbe certo possibilità di celebrare, vista la sua prematura morte in battaglia. L’Historia Augusta fornisce interessanti informazioni. Trentadue elefanti, dieci alci, dieci tigri, sessanta leoni addomesticati, dieci iene, sei ippopotami, un rinoceronte, dieci giraffe, asini, cavalli selvaggi e quant’altro costituivano un completo assortimento di fiere che Filippo trovò pronto per organizzare i giuochi delle feste del millennio.
In tale occasione si svolse l’ultima grande naumachia della Roma imperiale. Fu riutilizzata l’area già impiegata per la naumachia dall’imperatore Traiano nel 109 d.C.: una vasta zona nell’Ager Vaticanus, a qualche centinaio di metri a nord del mausoleo di Adriano, l’attuale Castel Sant’Angelo. Per qualche motivo la zona è prossima all’attuale via Lepanto, che come noto è stata una delle più grandi battaglie navali della storia, nome attuale assolutamente adatto al sito delle antiche naumachie.
Entrare nel circo massimo doveva essere qualcosa di indescrivibile, probabilmente superiore all’effetto che suscita uno stadio del terzo millennio riempito da ottantamila persone prima di un’importante partita di calcio. Il circo massimo è stato la più grande costruzione per spettacoli costruita dall’uomo, con una capienza intorno a duecentocinquantamila persone. La sua pista, lunga seicento metri e larga più di cento, aveva come divisorio centrale una lunga spina, ornata con statue, templi e con i due obelischi oggi in Piazza del Popolo e davanti a San Giovanni in Laterano a Roma. Tre ordini di gradinata, inferiore, media e summa cavea percorrevano ininterrottamente i suoi lati maggiori e una delle due curve estreme, dove era stata posizionata da Tito la porta Triumphalis, con immense colonne di marmo. L’altra estremità, ingresso del circo, la porta Pompae, aveva dodici stalli da dove partivano le corse con i cavalli. Per avere un’idea pensiamo a una struttura lunga cinque-sei volte un moderno grande stadio di calcio, ricoperto di marmi, e con gradinate altrettanto alte: ovviamente strapieno di gente. Il circo massimo senz’altro era il luogo ideale dove potevano aver luogo le celebrazioni centrali della festa del millennio.