Lapidi Paleocristiane, Santa Maria in Trastevere, Roma
ANTIOCHIA
Su un fianco del monte Stauris, vicino alla città di Antiochia, si trova una chiesa rupestre detta “Grotta di San Pietro”. Nicchie e fori coprono la roccia: il luogo, testimone di un’antichissima religiosità pagana, fu utilizzato dai primi cristiani per i loro incontri e celebrazioni. È da presumere che l’uso vero e proprio della grotta come luogo di ritrovo dei cristiani sia iniziato nel IV secolo. La tradizione racconta che qui sia avvenuto il passaggio del principe degli apostoli. È stato immaginato nel romanzo “Elisboth” che questo sia stato il luogo dove Babila ha celebrato la Pasqua del 244 quando incontrò e scomunicò Filippo. Tracce di pitture rimangono sulle pareti. La facciata accenna gli archi e i motivi circolari che indiscutibilmente richiamano le future forme geometriche del romanico.
Per maggiori informazioni e per immagini della grotta potete a esempio visitare
http://www.anadolukatolikkilisesi.org/antakya/it/grotta.asp
ORIGENE
Origene è stato uno dei più grandi teologi dell’antichità: in poche parole non è certo possibile fare sintesi del suo pensiero o della sua vita e non potrò che darvi qualche informazione. Per saperne di più vi rimando in primo luogo alle omelie di papa Benedetto XVI a lui dedicate, dove il pontefice spiega come Origene sia una personalità determinante nel pensiero cristiano, fondando la teologia nella spiegazione delle scritture .
https://magisterobenedettoxvi.blogspot.com/2007/04/origine-ed-la-triplice-lettura-delle.html
Ermanno Ferretti “Il pensiero di Origene”, https://www.youtube.com/watch?v=AxA5odVr8WQ
Origene nacque ad Alessandria primo di sette fratelli, in una famiglia cristiana. Il padre morì martire nella persecuzione di Settimio Severo, quando Origene aveva circa diciotto anni. Per sostenere se e la sua famiglia si dedicò completamente all’insegnamento. Oltre a insegnare la grammatica, profondo esperto di teologia e filosofia organizzò una scuola teologica su incarico del vescovo di Alessandria, il Didaskaleion. Si recò in Arabia, poi visse a lungo a Cesarea in Palestina dove tra il 229 e il 254 fu ordinato presbitero dal Vescovo Teoctisto. Là fondò una scuola e una biblioteca – la più ricca biblioteca di tutta l’antichità cristiana – insieme al suo amico Teoctisto. Morì nel 254 dopo aver subito la persecuzione di Decio nel 250.
Immensa la sua opera e il suo influsso sulla teologia e la religione cristiana. Sue opere fondamentali furono il Commento al Vangelo di Giovanni, il Commento ai Salmi, il Commento alla Genesi, il Commento al Vangelo di Matteo e Contro Celso. L’ultima opera, scritta mentre Filippo era imperatore, è una viva testimonianza della libertà di pensiero del tempo: Origene risponde alle contestazioni di un filosofo pagano al cristianesimo, punto per punto, ed è quindi testimonianza del vivace libero dibattito tra le varie religioni esistente a quel tempo.
PRIMI CRISTIANI A ROMA.
Nel romanzo Elisboth la scena della riunione dei cristiani a Roma è collocata in un ambiente chiamato “Schola”, prossimo a una catacomba. Cos’era? Lo spiega Rodolfo Lanciani nel 1892 nel terzo capitolo di “Roma pagana e cristiana”.
- Rodolfo Lanciani, Pagan and Christian Rome, Boston, New York, Houghton, Mifflin and Co., 1892; Newton & Compton, Roma 2004
L’originale in lingua inglese è trascritto in:
- https://penelope.uchicago.edu/Thayer/E/Gazetteer/Places/Europe/Italy/Lazio/Roma/Rome/_Texts/Lanciani/LANPAC/home.html
- https://penelope.uchicago.edu/Thayer/E/Gazetteer/Places/Europe/Italy/Lazio/Roma/Rome/_Texts/Lanciani/LANPAC/3*.html#sec7
Nella Roma imperiale le associazioni di vario tipo, qualsiasi finalità avessero anche sportiva o di carità, erano soggette a leggi molto severe onde evitare che degenerassero in sette politiche. Diversi e più liberi regolamenti erano destinati ai collegia funeraticia, che si proponevano di garantire funerali dignitosi ai loro membri: tutti pagavano una quota che andava in una cassa comune, utilizzata sia per le esequie, sia per le feste che venivano svolte annualmente nelle ricorrenze dei defunti stessi. Così iniziarono a costruire degli edifici per svolgere queste riunioni, che appunto si chiamavano scholae.
Anche i cristiani si associarono in collegia e utilizzavano gli edifici per i loro incontri e le agapai o feste dell’amore. Quindi in questo modo, utilizzando le consuetudini stabilite per tutti, i cristiani riuscivano a riunirsi e a superare i difficili periodi del secondo e terzo secolo. Questa usanza chiarisce anche il dubbio di come facessero i cristiani a riunirsi nelle catacombe, ambienti stretti e oscuri oltre che pieni di morti: semplicemente non si riunivano nella catacomba, ma in edifici ad essa prossimi, destinati appunto alle riunioni.
Il Lanciani tra gli esempi di scholae presenta quella in prossimità delle catacombe di San Callisto, quadrata con absidi su tre lati e aperta sul quarto; fu probabilmente edificata da papa Fabiano che aprì multas fabricas per caemeteria, e per questo motivo la scena dell’incontro tra Kyros e Filippo è qui ubicata. La chiesa fu quasi rasa al suolo nel 258 durante le persecuzioni di Valeriano, quando una squadra di uomini aggredì e uccise papa Sisto II e i suoi diaconi. Successivamente fu restaurata da Costantino, che aggiunse anche la copertura a volta e una facciata.
Nel tempo, con la crescita dei membri delle comunità, l’edificio delle scolae diventò un “presbiterium” destinato a vescovi e clero; il popolo rimaneva fuori, o sotto un tetto poggiato su travi verticali. Come ben comprenderete, progressivamente si creano gli elementi della basilica cristiana.
Rodolfo Lanciani fu grande studioso e archeologo tra 1800 e 1900. Segretario della commissione archeologica comunale dei Roma dal 1872, svolse importantissimi scavi nella Roma antica e pubblicò “Forma Urbis” una mappa in 46 tavole della Roma antica. Tra le sue importanti pubblicazioni “Storia degli scavi di Roma”, quattro volumi pubblicati tra il 1902 e il 1912 e “Pagan and Christian Rome” pubblicata nel 1892 negli Stati Uniti e, a quanto mi risulta, tradotta solo nel 2004 in Italiano da Newton Compton.
FILIPPO L’ARABO
Filippo è stato o meno veramente cristiano? Da vari autori questo fatto viene messo in dubbio, per motivi legati, ad esempio, dal fatto che lui abbia accettato la carica religiosa pagana di pontefice massimo, legata alla nomina imperiale. Ma, di fatto, vari sono gli elementi degli antichi storici e della tradizione che confermerebbero la sua adesione alla fede cristiana. Paolo Orosio nel V secolo è molto esplicito, “Questi fu il primaio imperadore cristiano” afferma nel capitolo XXI del VII libro delle “Storie contra i pagani”, e anche secondo Eusebio (Istoria Ecclesiastica) Filippo era cristiano. C’è la complessa storia della sua scomunica ad Antiochia da parte di San Babila, e della sua riammissione alla fede da parte del papa San Fabiano a Roma. E l’odio verso i cristiani che si scatenò successivamente con l’avvento di Decio indirettamente conferma tale ipotesi storica. Resta il fatto che gli storici contemporanei mostrano generalmente dei dubbi sulla fede cristiana di Filippo, benché ne evidenzino in ogni caso il suo atteggiamento aperto a tutte le religioni.
Roma, marzo 2015. Appena arrivato nella capitale metro e autobus mi portano fino alla Via Appia Antica, alla basilica di San Sebastiano. La chiesa attuale, rimodellata nel 1608 dal cardinale Scipione Borghese, è soltanto una parte della grandissima basilica della “memoria apostolorum” eretta inizialmente in onore degli Apostoli Pietro e Paolo, e successivamente dedicata a S. Sebastiano. Accanto alla basilica si entra nelle catacombe, luogo di ritrovo dei primi cristiani, che ovviamente visito: per alcuni anni hanno anche ospitato le tombe dei Santi Pietro e Paolo, come testimoniano iscrizioni e aree di culto ritrovate all’interno delle grotte.
Entro nella basilica, cerco e trovo facilmente la cappella Albani dedicata a S. Sebastiano; qui ci sono le memorie di S. Fabiano, tra cui un quadro in cui papa Fabiano benedice l’imperatore Filippo. Ma pesanti sbarre impediscono l’ingresso della cappella. Ma poi la fortuna mi aiuta. Arriva un folto gruppo di pellegrini, il luogo è indiscutibile meta per chi vuole pregare nei luoghi dei primi cristiani. Arriva un frate e apre la cappella, nella quale il gruppo si ferma per una meditazione e per raccogliersi prima della visita alle catacombe. Entro anch’io, e varie persone mi guardano stupite mentre posso finalmente guardare da vicino i quadri seicenteschi approfittando dei minuti necessari perché il gruppo si sistemi nella cappella prima dell’inizio della celebrazione. Mentre finisco di visitare la chiesa ascolto anch’io alcuni spunti della meditazione: si parla della difficile situazione dei cristiani nelle terre arabe, del confronto tra cristiani e islam. Non ho idea se i presenti hanno coscienza delle storie rappresentate sulle pareti: da un lato la scena della discesa dello Spirito Santo sul laico agricoltore futuro papa. Dall’altro l’imperatore romano di origine araba che, dopo lunga penitenza, viene comunicato da Fabiano.
IMMAGINI CRISTIANE
Esistono varie tradizioni di immagini di Maria che attribuite a San Luca Evangelista: esempi sono la Vergine dell’Impruneta, la Madonna di San Luca a Bologna, la Nostra Signora del Rosario a Monte Mario.
Luca conobbe personalmente Maria, e non possiamo escludere che possa essere stato un pittore oltre oltre che medico ed evangelista. Possiamo farci un’idea di come poteva essere un ritratto di quei tempi guardando la collezione di ritratti del Fayyum, una sterminata collezione di stupendi e moderni ritratti su legno trovata in Egitto, che rappresentavano realisticamente il volto di chi da morto era stato mummificato risalenti a un periodo compreso tra il I e il IV secolo.
Non sappiamo se i ritratti oggi venerati siano originali o copie successive. Di fatto confrontarne un’immagine del Fayyum con una delle più antiche immagini di Maria presenti in Italia, la Nostra Signora del Rosario a Monte Mario è stupefacente. L’icona della Madonna romana è di origine siriana, dei primi secoli dell’era cristiana, e la tradizione ne fa autore san Luca: metterla accanto a un ritratto di un ragazzo del Fayyum ci proietta con immediatezza in quel tempo, dando realtà e fisicità alle due figure.
L’icona di Monte Mario è disponibile su
https://iconaimmaginedio.blogspot.com/2013/05/licona-del-monasterium-tempuli.html
ritratti del Fayyum