Articolo pubblicato su “L’Italia, l’Uomo, l’Ambiente” novembre 2020
La visita all’Oratorio di Santa Caterina alle Ruote introduce ad una grande storia dell’antichità. Esempio di indipendenza e valore della donna contro la prepotenza maschile, Santa Caterina d’Alessandria, oggi quasi dimenticata, ebbe un grandissimo rilievo in epoca medioevale attestato da un grande numero di opere a lei dedicate in chiese e musei. La sua festività ricorre il 25 novembre, Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, instaurata nel giorno del martirio delle sorelle Mirabal, la cui storia drammaticamente ripercorre, circa duemila anni dopo, vicende molto simili a quelle della Santa.
Se da fuori l’oratorio di Santa Caterina alle Ruote appare come una delle tante meravigliose chiesette toscane, sparse nella campagna, dentro è una sinfonia di affreschi e di colori. L’oratorio fu costruito dalla famiglia Alberti nel 1354, una delle più potenti famiglie fiorentine che, rendendo omaggio alla Santa protettrice di giudici e notai, voleva far risaltare la Magistratura da loro esercitata in Firenze. Il ciclo pittorico rappresenta la storia di Santa Caterina come narrata dalla Legenda Aurea di Jacopo da Varagine. A queste immagini si abbinano altre iconografie tradizionali, Apostoli ed Evangelisti, Sant’Antonio e San Francesco. La valle dove si trova l’oratorio di Santa Caterina alle Ruote è interessata a un progetto relativo a nuove edificazioni.
Il Rio Rimezzano, contiguo all’oratorio