La proposta di PRO NATURA presentata a FIRENZE PER IL CLIMA
Categoria: FIRENZE
Il Grande Parco della Piana Fiorentina – articolo su l’Italia, l’Uomo, l’Ambiente marzo 2021
di Gabriele Antonacci – da “L’Italia, l’Uomo, l’Ambiente” n° 3, Anno VIII, Marzo 2021
Lago di Peretola, Fenicotteri rosa, Phoenicopterus roseus (2020) |
I DATI CONTENUTI NELL’ARTICOLO SONO RIFERITI AL 2021
Firenze ha vissuto fin dalle sue origini un profondo rapporto con la sua pianura, area oggi gravemente danneggiata e aggredita. La piana nasconde straordinari tesori naturali e storici, alcuni dei quali sono oggetto dell’articolo. L’area è stata oggetto di vari piani e progetti di tutela ambientale non del tutto realizzati che richiedono per il loro completamento una mobilitazione civile. È possibile individuare un grande progetto di valorizzazione con benefici in termini economici, di salute pubblica e ambientali che può portare l’Area Metropolitana Fiorentina ad essere una Green Town esemplare.
Il bacino costituito da Arno, Greve e Vingone sulla riva sinistra, Mensola, Mugnone, Bisenzio e Ombrone sulla destra, con tutti i loro affluenti, forma un sistema ambientale, storico e paesaggistico unico, ricco di riserve naturali, zone umide e paesaggi fluviali. L’ecosistema è caratterizzato da ben 156 specie di avifauna nidificante e/o svernante insieme a numerose specie di piante, pesci, invertebrati, anfibi, rettili, mammiferi; gli uccelli migratori, come ad esempio i fenicotteri rosa nel Lago di Peretola, qui trovano punti importanti di sosta. L’ambiente è stato modellato dall’uomo nei secoli, con un disegno che risale al periodo etrusco e romano: quando Giulio Cesare stabilì la colonia di Florentia nel 59 a.C. il territorio a ovest della città di 150 kmq venne suddiviso in 300 centurie di 700 m di lato, ciascuna delle quali frazionata in quattro parti uguali. Tutta la pianura era attraversata da strade e fossi, che disegnavano i perimetri delle centurie e costituivano un esemplare sistema di bonifica e di logistica agraria. Molti dei centri urbani attuali disseminati nella campagna hanno origine dalle fattorie degli agricoltori romani.
Cercherò di presentare una sintesi di alcuni aspetti della Piana Fiorentina, senza pretendere di essere esaustivo, considerando un’analisi delle tre aree principali.
1) il “Parco Agricolo della Piana”, con una superficie di circa 7000 ettari;
2) la ZCS (Zona Speciale di Conservazione) “Stagni della Piana Fiorentina e Pratese”, con una superficie complessiva di 1902 ettari, in gran parte all’interno del Parco Agricolo della Piana.
3) Il “Parco Agricolo Perifluviale in riva sinistra d’Arno” nei comuni di Firenze, Scandicci e Lastra a Signa.
Zona speciale di conservazione IT5140011 “Stagni della Piana Fiorentina e Pratese”: estratto planimetria da sito Ministero dell’Ambiente, con apposizione denominazione di alcune località.
1) IL PARCO AGRICOLO DELLA PIANA è ben definito dalla “Deliberazione 16 luglio 2014, n. 61 del Consiglio Regionale della Toscana” (1).
La delibera considera caratteristiche e obiettivi del piano, tra cui evidenzio:
- 1. promozione delle attività agricole e di forestazione legate alle esigenze di mitigazione ambientale, riqualificazione e valorizzazione del Parco;
- 2. interventi di piantumazione per ridurre l’inquinamento atmosferico, migliorare la fruibilità dei percorsi che collegano le aree urbane al parco, qualificare il disegno del Parco stesso;
- 3. investimenti per le aree umide e per la rete ecologica;
- 4. interventi per una migliore fruizione del sito archeologico di Gonfienti;
- 5. azioni di risanamento e miglioramento della qualità dell’aria, volte a ridurre le emissioni inquinanti;
- 6. azioni per la promozione di energia da fonti rinnovabili e per l’efficienza energetica;
- 7. interventi di miglioramento della mobilità collettiva
Numerose idee e progetti sono definiti dalla delibera, riguardanti aree comprese tra i comuni di Firenze, Prato, Campi Bisenzio, Signa, Calenzano, Sesto Fiorentino, Poggio a Caiano e Montemurlo. Come esempio vorrei evidenziare cosa è stato previsto per la piantumazione di nuovi alberi e a che punto siamo.
Il progetto del 2014 ipotizzava una superficie da imboschimento pari a 150 ettari, con 1100 alberi per ettaro, per un totale quindi di 165.000 piante. Tale intervento, oltre tutti i vantaggi naturalistici e paesaggistici introdotti, avrebbe comportato un immagazzinamento di 3615 t/anno di emissioni di CO2 dopo 20 anni dall’inizio dell’intervento. Alla fine del 2015 il parametro è stato portato a 1660 piante per ettaro, per un totale di circa 250.000 piante (2) con conseguente aumento di capacità di assorbimento di CO2, vitale intervento in una zona interessata da aeroporto e autostrada.
Ho chiesto alla Regione Toscana alcuni dati e informazioni relativamente allo sviluppo del progetto, che sono stati forniti con precisione e tempestività. E’ stato constatato che solo il 60% delle particelle catastali messe a disposizione dei comuni poteva essere utilizzato: il resto era già impegnato in infrastrutture o non era adatto all’operazione. Gli 88 ettari rimasti (dei 150 identificati inizialmente) comprendevano 43 ettari di “parco pubblico”: zone diffuse nel territorio, già condizionate da arredi urbani e piste ciclabili, dove era possibile solo infittire l’alberato esistente.
A queste superfici sono stati aggiunti altri 19 ettari in casse di espansione, che per la loro stessa finalità possono contenere solo un numero limitato di piante. Alla fine del 2021 sono previste a dimora circa 11.300 piante, contro le 250.000 previste alla fine del 2015 (vedi anche la tabella con riepilogo dei dati).
La Regione Toscana ha anche attivato un bando – di ben 7 milioni di euro – per finanziare imboschimenti nelle aree agricole e non agricole delle aree periurbane: ma non risultano risposte significative, per attese di valorizzazione economica dei terreni assolutamente separate da obiettivi ambientali.
La Piana non è solo natura, ma come in tutto il territorio nazionale beni ambientali e culturali sono indissolubilmente legati. Inizio con i primi due tesori. A nord del Parco nella zona di Gonfienti si trovano i resti di una grande città etrusca, di estensione pari a circa 17 ettari. Gli scavi fatti fino ad oggi hanno portato alla luce straordinari ritrovamenti: una Domus di grandi dimensioni (1460 mq!), ceramiche attiche, buccheri di pregevole fattura.
In posizione baricentrica al Parco Agricolo si colloca la Rocca Strozzi di Campi Bisenzio, costruita nel 1363 dagli Strozzi sulla riva destra del fiume Bisenzio per proteggere il centro abitato. Ristrutturata, può avere ottime funzioni di museo e di punto di riferimento; attualmente è stata dedicata a esposizione dei ritrovamenti di Gonfienti, anche se, a gennaio 2021 quando ho fatto il sopralluogo, mancava di indicazioni.
La rocca Strozzi a Campi Bisenzio (2021)
2) LA ZCS IT5140011 “STAGNI DELLA PIANA FIORENTINA E PRATESE”, ha una superficie complessiva di 1902 ettari, in gran parte all’interno del Parco Agricolo della Piana. Comprende alcuni siti separati sul territorio ma di grande rilievo di cui fornisco qualche minimo cenno.
- L’ Area Naturale Protetta di Interesse Locale (ANPIL) “Cascine di Tavola” (Comune di Prato, Comune di Poggio a Caiano) è una riserva storica, straordinaria, nata dalla volontà Medicea e comprendente un esempio del bosco planiziale, un tempo esteso da Firenze a Pistoia. Prossima alla Villa Medicea di Poggio a Caiano, occupa una superficie di circa 300 ettari (per confronto le Cascine a Firenze hanno una superficie pari a 160 ettari). Nel parco si alternano zone naturalistiche a edifici e canali di origine medicea. Meraviglia architettonica la Fattoria Medicea, oggi chiusa e in rovina, su cui ci sono progetti di recupero.
- L’ANPIL “Stagni di Focognano” (Comune di Campi Bisenzio) corrisponde all’Oasi WWF omonima, con una superficie di 65 ettari costituita da 5 bacini lacustri, che rappresentano uno snodo importantissimo per le “vie d’acqua” seguite dagli uccelli. È un luogo che è stato progettato e costruito per rappresentare l’antico paesaggio della piana fiorentina. Le specie presenti sono innumerevoli: aironi, cicogne, pellicani, cormorani solo per dirne alcuni.
- L’ANPIL “Podere la Querciola” (Comune di Sesto Fiorentino), si estende per circa 50 ettari; al suo interno è compresa una zona umida di circa 11 ettari (precedentemente dedicata ad attività venatorie) e due stagni, recentemente realizzati, di complessivi 7 ettari.
- Il “Lago di Peretola” è costituito da un bacino lacustre e da un prato umido con una superficie complessiva di 11 ettari, situato accanto all’aeroporto. Il luogo è divenuto celebre per la presenza dei fenicotteri rosa tra dicembre e marzo. Nella zona umida sono presenti vari tipi di anfibi.
- L’area WWF “Val di Rose”, di proprietà dell’Università di Firenze,ha una superficie di circa 18 ettari, di cui 6 di laghetti. È importante per gli anfibi.
- I “Renai di Signa”, prossimi alla confluenza del Bisenzio in Arno, sono un territorio a verde attrezzato di carattere ricreativo, con una superficie complessiva di 270 ettari, ricavata in una zona oggetto negli anni 50 e 60 di attività estrattive di sabbie e ghiaie. Nel sito è presente una zona naturalistica, il “Lago Casanuova”.
- L’Area Naturale Protetta “La Querciola” di Quarrata, con una estensione di 118 ettari, abbina campi di piccole dimensioni a zone umide di interesse naturalistico, con un articolato sistema di fossi e stagni.
- Esistono nella ZCS anche laghi dedicati all’attività venatoria nei periodi di apertura alla caccia. L’area è molto vasta, 200 ettari allagati secondo dati Federcaccia Prato 2019 (5): valore in termini di superficie allagata senz’altro uguale o superiore a quelli protetti. Secondo l’associazione dei cacciatori, che garantisce il mantenimento e lo sviluppo di questo sistema, a fronte di tre mesi di prelievo venatorio si rendono disponibili ben nove mesi di protezione e tutela della fauna. Di fatto queste aree divengono una “trappola ecologica”, in quanto le specie migratorie vengono attratte dalle zone allagate apparentemente favorevoli, ma poi oggetto di periodi caccia con le relative conseguenze.
Oasi WWF Laghi Focognano, Cavalieri d’Italia Himantopus himantopus, sullo sfondo Beccaccini Gallinago gallinago (2011)
Impatto della nuova pista dell’Aeroporto. La Relazione di Incidenza (3) descrive con precisione l’impatto della nuova pista dell’aeroporto sulla ZCS IT5140011. In estrema sintesi si prevede l’interramento del ‘Lago di Peretola’, dell’Oasi WWF Val di Rose e di zone palustri ricadenti all’interno della parte meridionale dell’ANPIL Podere la Querciola. Per compensare l’eliminazione di tali aree è prevista la realizzazione di ulteriori zone protette
– nuova zona umida ‘Il Piano’ (Comune di Signa) di 38,5 ettari;
– nuova zona ‘S. Croce’ (Comune di Sesto Fiorentino) di 18 ettari;
– nuova zona ‘Prataccio’ (Comune di Campi Bisenzio) di 19,2 ettari.
3) Il Parco Agricolo Perifluviale in riva sinistra d’Arno è un’ipotesi formulata da alcuni anni, nel cui ambito ricadono alcune realtà tra i comuni di Firenze, Scandicci e Lastra a Signa di notevole importanza naturale e storica.
- La foce della Greve in Arno: è una zona di grande bellezza, frequentata da cormorani, aironi, martin pescatori e altre specie di avifauna. È stata recentemente oggetto, per motivi di bonifica, di una vasta eliminazione della vegetazione presente che ne faceva una vera e propria oasi naturale. La zona è collegata al vasto Parco dell’Argingrosso, alla periferia di Firenze, anch’esso dotato di piccola oasi naturalistica in precarie condizioni.
- Il parco dell’acquedotto di Mantignano: accanto alla foce della Greve, è di assoluta importanza per il suo bosco di alcuni ettari, con piante di alto fusto assolutamente importanti e non frequenti nella piana fiorentina. Ad oggi non risulta accessibile.
- Il parco agricolo di Mantignano-Ugnano: è il territorio corrispondente agli antichi orti fiorentini, ha vocazione di territorio agricolo multifunzionale e, nonostante una serie di interventi edilizi e infrastrutturali che hanno interessato la zona, può essere ancora ben recuperata alla funzione originaria.
- La Badia a Settimo è il gioiello storico e artistico della piana fiorentina. La sua importanza è paragonabile alle basiliche del centro di Firenze, ma solo da pochi anni è stato intrapreso un percorso di recupero che ne potrà permettere una sua piena disponibilità.
- Il corridoio verde del Vingone èattestato, in prossimità della sua foce, sul Parco Fluviale “di là d’Arno” stupenda realtà finalizzata a scopi ricreativi.
- Il castello dell’Acciaiolo del 1300, è al centro di una vasta area verde ed è stato ampiamente recuperato dal Comune di Scandicci. È sede dell’Istituto Tecnico Superiore per il Made in Italy M.I.T.A.
La foce della Greve in Arno
UN TERRITORIO DA RICUCIRE, IL GRANDE CORRIDOIO VERDE: DALL’ACCIAIOLO A GONFIENTI, LA GREEN TOWN.
La piana è una grande occasione per la città metropolitana di Firenze, in quanto le sue risorse naturali e storiche possono diventare un importante elemento riunificante di un’area altrimenti condannata da uno sviluppo urbanistico, industriale e infrastrutturale non sempre ordinato.
Questo potrà avvenire a patto che si venga a determinare una vasta convinzione civile e politica sulla unitarietà del Grande Parco della Piana Fiorentina, troppo spesso vissuto e gestito in modo locale e frammentario, e si pianifichino e realizzino interventi, quali i seguenti.
- Ripartire esattamente le aree in zone di protezione totale (interdette al pubblico), parco naturale (dove si può entrare in determinati orari e sentieri, e accedere ad appostamenti ove ammirare le specie presenti), e aree finalizzate alla libera fruizione. Realizzare la delimitazione delle zone con elementi naturali quali corridoi alberati, fossi, boschi. Creare un sistema di cartellonistica che evidenzi bene le zone del parco con unico logo.
- Creare sentieri che permettano di percorrere tutto il territorio su piste in terra battuta, a piedi o bicicletta, evitando in modo assoluto la cementificazione delle vie ciclabili – adatta per le zone urbane ma non certo per i parchi – e valorizzando tutti i percorsi vicino ai corsi d’acqua.
- Ridurre progressivamente le aree destinate ad attività venatoria, da sostituire sia con zone di protezione totale sia con zone da finalizzare alla didattica, all’attività sportiva (non intrusiva) e all’osservazione fotografica: la passione per gli obiettivi e le reflex è una possibile alternativa per chi, appassionato di caccia, volesse realmente ripensare la sua passione verso la natura esprimendola con strumenti sostenibili (anche se, lo dico da “fotografo”, comunque intrusivi).
- Valorizzare le possibilità didattiche per i ragazzi dalle elementari alle superiori: aspetto ancora troppo trascurato, le aree hanno una potenzialità, ai fini dello sviluppo della mentalità scientifica ed ecologica dei ragazzi, ancora largamente inutilizzata.
- Valorizzare per la collettività i grandi beni storici presenti tra cui, insieme alla Villa Medicea di Poggio a Caiano, spiccano La Fattoria delle Cascine di Tavola, La Rocca Strozzi, la Badia a Settimo, il Castello dell’Acciaiolo e il Parco Archeologico di Gonfienti, privilegiando fini didattici, museali, culturali e scientifici.
- Realizzare un grande bosco, che sia veramente tale e finalizzato in termini biologici.
- Non realizzare opere infrastrutturali totalmente fuori luogo, quali un nuovo stadio, per le quali non credo siano nemmeno definibili interventi di mitigazione.
Quanto riassunto sono solo alcune cose che si possono fare: la delibera del 2014 della Regione Toscana è ricchissima di possibili realizzazioni, ciascuna delle quali meriterebbe un approfondimento. Cito solo una frase: “l’area presenta potenzialità fra le più rilevanti dell’intera regione per la captazione della radiazione solare secondo criteri di sostenibilità ambientali”. Tutto questo è fattibile, e creerebbe, oltre che riduzione di CO2, lavoro, cultura, bellezza e paesaggio nonché condizioni per un corretto sviluppo infrastrutturale altrimenti non sostenibile. In altre parole un investimento positivo in termini economici, di salute pubblica e ambientale, un motore che può portare l’Area Metropolitana Fiorentina ad essere una vera Green Town. La realizzazione del Grande Parco della Piana Fiorentina deve diventare una priorità politica per gli Amministratori della Toscana, da realizzare presto prima che si verifichino ulteriori irrimediabili danni.
Da cittadino e da convinto sostenitore dell’ambiente, non per motivi ideologici ma perché l’obiettivo ambientale è inderogabile per la sostenibilità del futuro nostro e dei nostri figli, rivolgo il mio appello a tutti gli Amministratori dell’Area Fiorentina perché questo diventi tema centrale e immediato dell’Azione Politica, perché, come tutti sappiamo e fermo restando tutto quanto necessario per superare l’emergenza COVID, la crisi ambientale per le sue future conseguenze è superiore e più grave della pandemia.
Firenze, 20 febbraio 2021 Articolo e foto di Gabriele Antonacci
gabriele.antonacci@gmail.com
Note bibliografiche & internet
- Deliberazione 16 luglio 2014, n. 61 del Consiglio Regionale della Toscana, “Approvazione dell’integrazione al piano di indirizzo territoriale (PIT) per la definizione del Parco agricolo della Piana e per la qualificazione dell’aeroporto di Firenze secondo le procedure previste dall’articolo 17 della legge regionale 3”
- https://www.toscana-notizie.it/-/parco-della-piana-250mila-alberi-per-ridurre-le-emissioni-di-co2
- Master Plan MASTER PLAN 2014 – 2029 AEROPORTO AMERIGO VESPUCCI FIRENZE – Studio di Impatto Ambientale – Relazione di Incidenza – Febbraio 2015 (fonte https://va.minambiente.it)
- Regione Toscana – Centro Ornitologico Toscano – Atlante degli uccelli nidificanti e svernanti nella piana di Firenze-Prato-Pistoia 2010-2015 e check-list 1983-2017
- Federcaccia Prato “I laghi artificiali della nostra pianura – oltre 200 ettari di acqua gestita, un patrimonio naturalistico e umano da tutelare”
Florentia Paleocristiana – I luoghi e le storie di San Zanobi
Il centro storico di Firenze è frutto di innumerevoli evoluzioni che si sono alternate
nei secoli, che hanno plasmato l’aspetto attuale della città: così le strade e
monumenti ereditano il lungo cammino storico che le ha generate. Nel periodo tra
IV e V secolo Florentia integrò nel suo reticolo i simboli cristiani. Basiliche dedicate
ai martiri, San Lorenzo e Santa Felicita, vennero edificate a nord e a sud; e le due
chiese intitolate ai santi Pietro (san Pier Maggiore) e Paolo (san Paolino) forniscono
a est e a ovest conferma dell’evoluzione del tessuto urbano conformemente al
modello ambrosiano, dove le chiese erano edificate nei pressi delle porte esterne
perimetrando il centro abitato e seguendo una precisa logica di dedicazioni.
La città di Florentia
Non è immediato andare a trovare i resti della Florentia romana. Senz’altro l’apertura alla fine del 2014 degli scavi del teatro sotto Palazzo della Signoria ha aperto una finestra sulla “Pompei” che abbiamo sotto Firenze: seppellita non da un vulcano ma dall’oblio degli uomini, oltre che dalla storia e dallo sviluppo della città. Gli scavi propongono quindi una piccola parte del vasto parco archeologico che sarebbe la piazza, dove sono stati rinvenuti negli anni ’80 i resti della fullonica, delle terme, e di altri monumenti oltre che del teatro. Di questi scavi non è stato realizzato un affascinante percorso sotterraneo, potenziale stupendo preludio alla visita degli Uffizi o di Palazzo Vecchio.
Molti resti della Florentia Romana sono custoditi al Museo Archeologico Nazionale di Firenze. Al suo interno il “cortile dei fiorentini” conserva i resti del tempio di Iside e molti altri reperti.
Un libro di Emiliano Scampoli, “Archeologia di una città”, è un’ottima introduzione per avere informazioni sull’argomento e comprendere la struttura dell’antica Florentia. È una lettura fondamentale. Così viene commentato da Carlo Francini, referente per il sito UNESCO Centro Storico di Firenze: “Il lavoro di Emiliano Scampoli permette una lettura dell’evoluzione urbanistica tramite i dati archeologici ed è la base di partenza per poter distinguere e valorizzare le ‘molte città’ che compongono la Firenze attuale. La città delle terme e dei monumenti romani, quella delle chiese paleocristiane, la Firenze delle sepolture tra le povere abitazioni, quella delle grandi chiese romaniche, delle consorterie di torre e la città di Dante sono tutte rimaste, come gli anelli di un tronco, all’interno del centro attuale. Comprendere queste molteplici chiavi di lettura è fondamentale per innalzare la consapevolezza dei cittadini e dei visitatori verso una città che è patrimonio di tutta l’umanità e per gestirne coerentemente il futuro.”
Consapevolezza dei cittadini e dei visitatori. Senz’altro io ho vissuto per molti anni a Firenze nella inconsapevolezza del lontano passato, e della storia che era sotto i miei piedi. Chi immaginava che la tortuosa e stretta via Faenza, ad esempio, percorsa innumerevoli volte per andare al lavoro, ricalcava il percorso dell’antica via romana in uscita da Firenze che, tra necropoli, si dirigeva verso Pistoia? E che lungo questa strada si stagliavano le grandi arcate dell’acquedotto? E quante volte mi sono chiesto il motivo delle innumerevoli chiese sui colli fiorentini, in luoghi non sempre collegati direttamente a paesi o comunità: spiegazione che poi ho trovato scoprendo la sacralità del territorio fatta dagli antichi etruschi e romani, poi passata al cristianesimo.
Nell’antichità il territorio, il paesaggio e la natura erano sacri: ma cosa sono per noi oggi? Natura e territorio sono patrimonio prezioso e vulnerabile, in cui qualsiasi intervento si deve armonicamente inserire. Non è solo una questione di valutazione di impatto ambientale, atto tecnico peraltro importante e non derogabile ma la cui denominazione già implica un trauma per il paesaggio e la natura: è la visione armonica della realizzazione umana che deve essere perseguita. E quindi l’ingegneria e l’architettura non potranno progredire se non ripartono dal punto in cui erano arrivati nell’antichità, in cui la creazione dell’architetto era concepita in simbiosi con l’ambiente e l’universo. Questo ci dice a chiare lettere la lettura del paesaggio fiorentino, e vedere come tutto questo nella seconda metà del ventesimo secolo sia stato sistematicamente dimenticato pone sulla nostra epoca un’inesorabile condanna della storia: unica possibilità di riscatto è accorgersi dell’errore, e identificare una via di uscita nel progettare il futuro con la sapienza antica nel cuore, di cui non possiamo fare a meno.
Siriani a Florentia
Vari personaggi immaginari che si incontrano nel romanzo “Elisboth”, come Lucio, Axius, Clara, Alypia, Manius, Balbus e Scapula, rappresentano i commercianti siriani attivi a Florentia; dopo le vicende della guerra contro i Sasanidi il potere assunto dai siriani nell’impero era notevole, e dette senz’altro forte impulso alle loro attività commerciali. Già dal XVI secolo furono trovate nelle aree prospicenti la chiesa di Santa Felicita in Oltrarno resti ed epigrafi in greco di sepolture siriane, testimonianze del cimitero della comunità orientale che viveva a Florentia. Le lapidi sono del IV e V secolo.
Gli storici hanno ipotizzato la provenienza dalla Siria di queste persone, e che fossero prevalentemente commercianti in contatto con la madrepatria. Molti di essi erano provenienti da Apamea, città a sud di Antiochia. Altra città che aveva vivi rapporti con la città della Tuscia era Cesarea. Importantissimo porto fenicio, e nel 13 a.C. diventò la capitale della Giudea, dove risiedeva il governatore romano. Pietro apostolo vi battezzò il centurione Cornelio; Paolo di Tarso vi soggiornò e vi fu imprigionato; divenne la sede di una grande scuola di teologia e biblioteca fondata nel terzo secolo da Origene, grande padre apostolico. È evidente come queste relazioni dettero grande impulso alla comunità cristiana di Florentia che si stava formando.
In “Elisboth” si presenta l’ipotesi che già nel terzo secolo ci siano state presenze siriane a Florentia, fatto peraltro coerente con il culmine dell’importanza del paese mediorientale nell’impero. E il cristianesimo con tutta probabilità fu, se non portato, senz’altro consolidato a Florentia da questa comunità in stretti rapporti con le scuole teologiche dell’Asia minore
Nel III secolo sono testimoniate nell’antica Florentia importazioni africane (vasellame da mensa, olio e garum, una salsa fatta col pesce); i prodotti a base di pesce e olio provenienti dal nord Africa diventano predominanti nel mercato cittadino, così come in quello di Roma.
lapidi paleocristiane a santa Felicita, l’uso del greco è legato alla comunità siriana
Anfiteatro e gladiatori
Gladiatori a Florentia. Ci sono testimonianze specifiche dell’anfiteatro di Florentia. Domenico Maria Manni, nel suo scritto del 1746 “Notizie istoriche intorno al parlagio ovvero anfiteatro di Firenze” descrive un’interessante testimonianza archeologica di un gladiatore fiorentino:
“…Per maggior prova però rammentar mi giova il marmo, che nelle case della Famiglia Archinta in Milano si trova, dal chiarissimo Pietro Graziolo riportato, e illustrato, ove sotto la figura di un Gladiatore delle sue Armi fornito, cui siede in appresso per simbolo d’animosità una Cervetta, si legge
T. BICO SECUTORI
PRIMO. PILO. NATIONE FLO
ENTIN. QUI. PVGNAVIT. XIII
VIXSIT. ANN. XXII. OLIMPIAS
IIII. QVEM. RELIQUIT. MESIV
ET FORTVNIENSIS. FILIAE …”
Quindi a Florentia c’erano i gladiatori, che ovviamente poi si sarebbero sfidati in interminabili e cruente sfide nell’arena. T. Bico era un secutore, il gladiatore che normalmente sfidava il famoso reziario, in sfide simili a quella che abbiamo raccontato. Lorenzo Cantini, nel suo libro sulle Iscrizioni, formula l’ipotesi che a Florentia ci fosse una vera e propria scuola gladiatoria: “che un Gladiatore Fiorentino combatté fuori della. sua Patria, mi fa congetturar che in Firenze vi fosse un Ludo Gladiatorio, che cosi chiamava quel luogo ove si ammaestravano i Gladiatori …”
Nella foto alcune viste di Piazza dei Peruzzi, dove le costruzioni seguono le forme dell’antico anfiteatro, inglobando anche alcuni suoi antichi archi.
Il tempio di Iside di Florentia si trovava nei pressi dell’attuale piazza San Firenze, a lato con il Borgo dei Greci. Tra l’ottobre e il dicembre 2008 sono stati ritrovati alcuni resti, il tempio era ubicato nei pressi del fosso Scheraggio: come a Pompei o a Lecce, l’Iseo si trovava vicino al teatro. Il tempio potrebbe essere stato realizzato all’inizio del II secolo d.C. ed essere sopravvissuto almeno sino al III secolo e quindi far parte dello scenario visto dai personaggi di “Elisboth”. Le sue dimensioni erano notevoli, 25 metri di larghezza e 50 m di lunghezza.
Uno splendido busto della dea Iside è stato rinvenuto a Firenze, nell’ottobre del 1785, durante uno scavo di fondazione nell’attuale via S. Gallo; questa zona è molto lontana dall’area dove sorgeva l’Iseo fiorentino. Si possono fare solo delle ipotesi sulle circostanze che hanno portato questa immagine di Iside dall’Egitto fino a Firenze, non ultima la presenza, nella zona, della villa romana di un seguace del culto isiaco.
Un’immagine di Iside generata da Artguru
La fullonica nell’attuale Piazza della Signoria faceva parte di un complesso costituito anche dalle latrine e da un grande edificio termale. Poteva quindi utilizzare, con una efficienza ammirabile, sia le acque reflue delle terme sia lo scarico delle latrine alimentato dai moltissimi frequentatori delle terme stesse e del teatro. L’orina era uno degli ingredienti indispensabili per lavorare i tessuti.
Questo era la disposizione nel II-III secolo di Piazza della Signoria; gli edifici più importanti erano le terme, struttura imponente che occupava gran parte della piazza, e il teatro che era posizionato dove ora è Palazzo Vecchio. La fullonica, una delle più grandi ritrovate in assoluto (solo a Ostia risulta sia stata trovato un impianto di dimensioni comparabili), occupava una striscia di mille duecentocinquanta metri quadri (50 x 25 metri) davanti all’attuale loggia dei Lanzi. Tra la fullonica e le terme era stato posto l’edificio delle latrine. Florentia era senza dubbio un centro di grande importanza di trasformazione e lavorazione delle stoffe, si stanno creando le condizioni per la futura capitale dell’“Arte della Lana”: già da allora, era un centro non indifferente di trasformazione, lavorazione e smistamento delle stoffe.
commercio
Il ritrovamento, alcuni anni fa, delle antiche navi romane nella zona di San Rossore a Pisa mise in evidenza la fitta trama commerciale che un tempo collegava città, campagne, centri industriali. Le relazioni si estendevano dai porti toscani ramificandosi in tutto il Mediterraneo: ad esempio le lapidi in greco in Santa Felicita e il culto di Santa Reparata a Firenze, martire di Cesarea del III secolo, testimoniano come la colonia di Florentia fosse un centro strettamente collegato con la Siria. I materiali scambiati erano innumerevoli. Dalla Tuscia partivano, a esempio, le anfore Empolitane, le terre sigillate di Arezzo, i marmi lunensi, tutti i prodotti della campagna, i minerali dell’isola d’Elba e delle Colline Metallifere. Dal Medio Oriente arrivavano i marmi preziosi che si riescono a esempio a scorgere nella chiesa fiorentina di San Miniato, e innumerevoli prodotti di ogni tipo entravano in competizione con i prodotti locali: la globalizzazione non è certo un’invenzione moderna, e probabilmente sulle mense di Florentia arrivavano aromi orientali, olio egiziano, frutta spagnola e pesce fresco dalla costa. Non dimentichiamo che l’Arno era un’importante via fluviale. Chi si recava a Roma senz’altro nella buona stagione poteva privilegiare la via fluviale e marittima, più rapida delle vie interne. A Florentia c’era il porto terminale destinazione di molte merci scaricate nel Sinus Pisanus, il vasto golfo che un tempo esisteva tra Livorno e Pisa dove era presente un importante sistema portuale capace di accogliere le navi onerarie: una superficie paragonabile al Mar Piccolo di Taranto, per dare un’idea. Il relitto trovato a Madrague de Giens, Francia (I sec. a.C.) è esempio della grandezza delle imbarcazioni che entravano in questi porti: misurava in origine 40 m di lunghezza, con portata di 400 t, capace di portare 7000-10000 anfore.
Una testimonianza archeologica delle antiche attività commerciali di Florentia la possiamo vedere sul lato sud del battistero di San Giovanni a Firenze, dove è stato inserito dai costruttori dell’edificio un interessante bassorilievo di epoca romana, proveniente da un sarcofago. Le figure rappresentano la produzione e il commercio del vino con le navi, probabile attività della persona che fu sepolta nel sarcofago. Un’ipotesi del motivo del suo inserimento nell’edificio del battistero è comunque una sua relazione iconografica sia al vino che rappresenta il sangue di Cristo, sia alla nave che rappresenta la vita, con il suo albero simbolo della croce.
San Martino a Mensola
Articolo pubblicato su “L’Italia, l’Uomo, l’Ambiente”, febbraio 2022
Tra Firenze e Fiesole, non lontano da Coverciano, si trova l’antica chiesa di San Martino a Mensola, la cui origine è legata a tre grandi personaggi irlandesi del IX secolo: San Donato, vescovo di Fiesole, Sant’Andrea di Scozia e sua sorella Santa Brigida. La chiesa contiene uno straordinario patrimonio di storia e arte, di cui si daranno alcuni cenni nell’articolo
Due uomini camminavano ai piedi delle colline di Fiesole, lungo le sponde del piccolo torrente Mensola costeggiandolo in direzione dell’Arno. Siamo nel IX secolo, Andrea e Donato, monaci irlandesi (o “scoti”, come si diceva, da cui “di Scozia”), scesi in Italia in pellegrinaggio erano arrivati a Fiesole nei giorni in cui la comunità stava cercando un nuovo vescovo. Appena i fiesolani conobbero Donato, uomo di grandissima cultura, lo avevano immediatamente eletto come loro pastore, e Andrea era rimasto con lui senza tornare in Irlanda dove la sorella Brigida lo aspettava….
Santa Caterina alle Ruote
Articolo pubblicato su “L’Italia, l’Uomo, l’Ambiente” novembre 2020
La visita all’Oratorio di Santa Caterina alle Ruote introduce ad una grande storia dell’antichità. Esempio di indipendenza e valore della donna contro la prepotenza maschile, Santa Caterina d’Alessandria, oggi quasi dimenticata, ebbe un grandissimo rilievo in epoca medioevale attestato da un grande numero di opere a lei dedicate in chiese e musei. La sua festività ricorre il 25 novembre, Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, instaurata nel giorno del martirio delle sorelle Mirabal, la cui storia drammaticamente ripercorre, circa duemila anni dopo, vicende molto simili a quelle della Santa.
Se da fuori l’oratorio di Santa Caterina alle Ruote appare come una delle tante meravigliose chiesette toscane, sparse nella campagna, dentro è una sinfonia di affreschi e di colori. L’oratorio fu costruito dalla famiglia Alberti nel 1354, una delle più potenti famiglie fiorentine che, rendendo omaggio alla Santa protettrice di giudici e notai, voleva far risaltare la Magistratura da loro esercitata in Firenze. Il ciclo pittorico rappresenta la storia di Santa Caterina come narrata dalla Legenda Aurea di Jacopo da Varagine. A queste immagini si abbinano altre iconografie tradizionali, Apostoli ed Evangelisti, Sant’Antonio e San Francesco. La valle dove si trova l’oratorio di Santa Caterina alle Ruote è interessata a un progetto relativo a nuove edificazioni.
Il Rio Rimezzano, contiguo all’oratorio
Florentia Paleocristiana: santa Felicita, Santa Trinita, il tempio della Cella di Ciardo
…ci sono a Firenze testimonianze archeologiche di un’antica comunità cristiana, precedenti al IV secolo? Già dal terzo secolo il cristianesimo era ben diffuso nell’impero, in cui non solo erano ormai disponibili versioni dei vangeli assolutamente consolidate, ma anche un colto e laico dibattito tra cristiani e pagani sulle tematiche della fede cristiana. Una possibile testimonianza della comunità cristiana del terzo secolo in Florentia è il sarcofago della cappella Davanzati in Santa Trinita. Fu riutilizzato nel 1446 per la sepoltura di Giuliano Davanzati. Sulla superficie anteriore è presente un bassorilievo che rappresenta il Buon Pastore, tema che a esempio troviamo nelle pitture del battistero di una delle prime chiese conosciute, la domus ecclesiae di Doura Europos in Siria…
Lapidi Paleocristiane a Santa Felicita
Florentia Paleocristiana: la cattedrale di Santa Reparata, le origini
Difficile deve essere stata la scelta dei fiorentini al tempo di Dante, quando intorno al 1300 decisero di iniziare a demolire la loro cattedrale per costruire un edificio molto più imponente e spazioso; la basilica di Santa Reparata con le sue geometrie romaniche, che per secoli aveva dialogato con il Battistero di San Giovanni, doveva lasciare il passo a un edificio degno di quella che allora stava per diventare la città più grande e potente di Europa. La decisione fu così impegnativa…
La Basilica di Santa Trinita in Firenze
articolo su “L’Italia, l’Uomo, l’Ambiente”, marzo 2023
…Entro nell’edificio, che ha un interno di maestose linee gotiche: non ci sono le folle e le file che possiamo trovare in altri monumenti di Firenze, anche se il luogo trabocca di storia e di arte. Varie sono le opere che qui ricordano San Giovanni Gualberto. Santa Trinita è fortemente collegata all’ordine dei Vallombrosani…